Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della L.62 del 7/03/2001.

mercoledì 28 ottobre 2009

Gli operai del Petrolchimico di Porto Torres rifiutano l'accordo con l'ENI. E' una truffa



La partita è ancora aperta. L'accordo con l'ENI ha ricevuto 385 no. 6 sono stati gli astenuti, un voto nullo e 108 le schede a favore. Si sono espressi in questo modo gli operai del Petrolchimico di Porto Torres, durante l'assemblea che si è svolta nella mattinata di ieri all'interno dello stabilimento.
Il disappunto delle tute blu turritane si è manifestato già all'indomani del patto e quest'ultima votazione non ha che confermato quanto era già stato detto in precedenza.
L'accordo è un bluff, uno specchietto per le allodole per dare lustro ai sindacati di settore CGIL, CILS e UIL. Degli 800 milioni di euro stanziati dall'ENI infatti, 530 sono destinati alla bonifica, 101, da dilazionare tra il 2010 e il 2013, per interventi su impianti e servizi mirati al recupero dell'efficienza e del risparmio energetico e 150 milioni di euro per realizzare un centro logistico per prodotti petroliferi.
Ma di fatto, di tutti quei soldi, resterebbero solo 101 milioni per la manutenzione nei prossimi due anni e per gli esuberi del personale, dato che quelli per le bonifiche sono dovuti per legge e non vanno dunque intesi come impegno economico e i 150 milioni per la logistica, serviranno per stoccare idrocarburi non prodotti nel Nord Sardegna.

"L'accordo, firmato in tutta fretta dall'Eni e dai chimici dei sindacati, non ha tenuto conto né della volontà degli operai, né delle reali necessità del territorio" ha detto Antonio Rudas, segretario, dimissionario, della CGIL Sassari.
Dimissionario, appunto, perchè agli operai lui aveva assicurato che il patto con l'ENI non sarebbe stato siglato, e dato che le promesse non sono state mantenute, Rudas ha deciso di mollare.

Nei prossimi giorni, gli operai comunicheranno la loro posizone ai vertici sindacali. Quindi ancora tutto da giocare. I lavoratori non si arrendono, l'impianto di Porto Torres è una risorsa per tutto il territorio. Ancora lotte, e ancora destini in sospeso. E chissà per quanto.


bed




domenica 18 ottobre 2009

Io sto col calzino turchese



Sarà pure stravagante, e per alcuni potrebbe perfino essere una "stranezza" ma 'sto calzino turchese è davvero caruccio, anche se, e cito "in tribunale non è proprio il caso di sfoggiarlo".

L'esempio di alto giornalismo che ci ha offerto qualche giorno fa quel grande canale d'informazione qual è Mattino 5, condotto da quel baluardo della libertà di stampa di Claudio Brachino è stato a dir poco sublime.

Utilissimo per il cittadino-elettore medio, sapere che il giudice Raimondo Mesiano indossa calzini turchesi abbinati a mocassini bianchi.
Anche se Annalisa Spinoso, col sostegno di Brachino, trova l'abbinameto decisamente strano.

Certo, detto da chi lavora per uno che usa l' AZZURRA libertà come motto del proprio partito suona un po' male, anche perché diciamocelo, azzurro e turchese fanno pendant così bene.

Però ecco, bisogna ammetterlo, l'idea che sia stato un giudice coi calzini turchesi a condannare Silvio Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro perché la Finivest, per ottenere la Mondadori, ha corrotto il giudice Metta, amico intimo di Cesare Previti, è davvero inquietante. Mi sa che Brachino ha ragione: la vittima è lui.

bed

martedì 13 ottobre 2009

Berlusconi beato. Che grande idea



Dopo il Nobel per la pace mancato per colpa di quel comunista di Obama, dalla rete arriva un'altra proposta indubbiamente migliore della precedente.

Signori e signore, nasce il comitato per la beatificazione di Silvio Berlusconi!
On line dal 28 settembre, il sito www.berlusconibeato.com, promuove la beatificazione del nostro caro presidente del Consiglio.

I promotori si dichiarano "un gruppo di fedeli che sostengono con passione la morale cattolica e la giustizia divina".

Hanno deciso di appoggiare con forza la causa della beatificazione di Ilvio perché il nostro paese stava scivolando in mano ai comunisti, ai musulmani ed agli eretici ed è stato salvato da un unico grande provvidenziale uomo: il presidente Silvio Berlusconi. Infatti nessuno negli ultimi 150 anni di unità nazionale lo merita quanto lui.

Il comitato è "completamente autofinanziato" e "non nasce per iniziativa del PDL, nè del Presidente Silvio Berlusconi, ma per volontà sincera della società civile, italiana e cattolica".

Secondo i promotori "chiunque sia in possesso delle proprie facoltà mentali e non sia stato portato sulla via del maligno dai giornalisti e dalle televisioni al servizio del male sa bene che la speranza, quella stessa speranza che i comunisti ed i loro scellerati compagni di strada, vogliono uccidere, oggi si ritrova in un unico e grande uomo: il presidente Silvio Berlusconi".

I malvagi, come "Massimo D’alema, Romano Prodi, Fassino, Bertinotti insieme alle Brigate Rosse a Osama Bin Laden ed alle sette legate alla pedofilia internazionale stavano cercando di prendere il potere in Italia e di costringere tutti ad una vita di miseria, di strupro morale e fisico, di violenza, fame e repressione. In una parola volevano imporre agli italiani il comunismo. Ma proprio quando il triste disegno del nemico di Dio si stava per realizzare è giunto un uomo capace di salvare noi tutti dalla fosca notte. Un uomo che, solo contro il male, ha saputo portare verità e giustizia, amore e fede nel nostro paese sull’orlo del baratro".

Il presidente, continua il comitato, "non è semplicemente un uomo politico, non è semplicemente un imprenditore, non è semplicemente un uomo di cultura, un uomo di fede, un difensore della verità e della vita, il presidente Silvio Berlusconi rappresenta oggi l’unica vera via alla Luce Divina disponibile sul nostro mondo terreno. Un mondo di peccato ma anche un mondo dove la gloria del signore può e deve essere celebrata attraverso le opere del nostro presidente. E' quindi assolutamente necessario che la società civile tutta si mobiliti per riconoscere lo status di beato al nostro salvatore”.

Firmatari del comitato ci sono avvocati e dottori. Tale Massimo Scaloia, con un cognome molto simile al noto ministro dello sviluppo economico. O l’avvocato, Paolo Di Stefano, omonimo del noto imprenditore scippato, da Rete4, delle sue frequenze.

Ci sarebbe da chiarire che per beatificare qualcuno è necessaria una condizione fondamentale, ossia che il candidato sia abbondantemente trapassato. Ma insomma, i tempi potrebbero anche essere maturi perché il Nostro sia pronto. Diciamocelo.

La notizia sembra giri ancora timidamente sulla rete, ne parlano il Sole24ore e qualche forum, anche se per il loro contatore si accumulano già 29464 visite.

Questo della beatificazione di Ilvio supera perfino il sito a favore del Nobel per la pace. È anche possibile finanziarlo con delle donazioni, e io stavo anche pensando di farlo, ma ho l'impressione che sia una bufala.

Però devo riconoscere che è geniale. Io stimo gli ideatori, che dovrebbero essere Massimo e Patrizia Scialò dello staff di emergenza.net, o per lo meno così dicono i siti whois in giro per la rete.

Mi inchino e chapeau al comitato per la beatificazione di Berlusconi e che le nostre preghiere e quelle dei nostri amici possano illuminare il vostro cammino quando arriverà il momento nel quale vi unirete a noi per la Gloria di Dio e del Presidente.

bed

PS: Grazie a Beppo per le dritte

Pagava in nero. L'On. Carlucci condannata





C'è chi predica bene ma, a quanto pare, razzola maluccio. Sul Corriere della Sera di oggi (evidentemete comunista) una notiziola fresca fresca: L'Onorevoledel PdL Gabriella Carlucci è stata condannata al pagamento di 10.170 euro e 39 centesimi perché dal 2004 al 2006 pagava in nero la sua portaborse.

Lo scandalo, secondo quanto raccontato dal quotidiano, è scoppiato nel 2007: un servizio delle Iene rivelò che soltanto 54 fra i 683 collaboratori dei 630 deputati in possesso del tesserino per accedere alla Camera erano in regola. Un vergognoso 8 per cento.

Secondo la ricostruzione, l'onorevole, e sottolineo ONOREVOLE, all'inizio dava alla sua assistente 500 euro al mese, e sottolineo 500, poi 1.000 dal settembre del 2004 al giugno 2006.
La parlamentare furbetta, nel suo ricorso ha specificato che si trattava di «Retribuzione che veniva erogata direttamente all'assistente». Senza che fosse mai stato «sottoscritto né visionato alcun contratto» né fosse stato stipulato «alcun accordo formale».
Sembra che da Montecitorio l'unico commento sia stato un ovvio "no comment".

domenica 11 ottobre 2009

Francesco Saverio Alessio: "ho abbandonato la mia casa, la mia terra e vivo ormai come un nomade".


Intervista a Francesco Saverio Alessio, autore insieme con Emiliano Morrone, del libro "La società sparente". Un'inchiesta sulla collusione fra ’ndrangheta e politica in Calabria, sulla sparizione della società calabrese succube delle infiltrazioni mafiose.
Oltre ad aver subìto il boicottaggio della distribuzione del libro, sia Francesco che Emiliano sono stati vittime di ripetute minacce di morte che li stanno costringendo a vivere nascosti.
Francesco ed Emiliano erano presenti a Roma, durante la marcia delle agende rosse del 26 settembre 2009.

Ecco la sua intervista.
bed


mercoledì 7 ottobre 2009

Salvatore Borsellino: "Mancino è al CSM per eliminare i giudici scomodi".



Credo non ci sia bisogno di ulteriori commenti. Buona visione

bed

martedì 6 ottobre 2009

Polito, ti ricordi cosa vuol dire essere giornalista?




"Non son degno di teeeee, non ti merito piùùùù, ma al mondo no, non esiste nessuno che non ha sbagliato una volta".
Cantava così, nel lontano 1965, Gianni Morandi. Ed è questo ritornello che mi è tornato in mente qualche giorno fa.
Mi trovavo in via Delle Botteghe Oscure, numero civico 6. Per chi non lo sapesse, è la nuova sede de Il Riformista. Erano le 18 e quella era la mia ultima tappa del giro delle redazioni di quotidiani romani di quel giorno. Alcuni di voi sapranno che mi sono trasferita a Roma a cercare di lavorare come giornalista.
Bene, bando alle questioni personali, ora arrivo al punto.
Ero lì alla reception del quotidiano diretto da Antonio Polito. Come al solito mi è stato detto di lasciare il mio CV che poi qualcuno avrebbe provveduto a portarlo in direzione.
Come al solito io ho chiesto di poter parlare di persona con un responsabile, perché sapevo che il mio CV non sarebbe stato visto da nessuno e, come al solito, mi è stata negata questa possibilità.
Allora mi sono accontentata di firmare l'autorizzazione al trattamento dei dati e proprio mentre stavo scrivendo la B di bed, compare dalla porta, prima la pipa, poi il nasone e infine tutto il supermega direttore Antonio Polito in persona, baffetto compreso. Sgrano gli occhi, dopo averlo riconosciuto, "Che culo! -ho pensato- finalmente un po' di fortuna".
Gli sorrido, e con un tono divertito, ma convinto gli chiedo: "direttore posso consegnarlo direttamente a lei il mio CV?".
In tutta risposta, il supermega direttore Antonio Polito in persona, pipa, nasone e baffi compresi, mi guarda... e se ne va.

In un'altra circostanza ci avrei riso su, ma quel giorno non avevo tanto da ridere. Prima di arrivare al Riformista sono passata al Messaggero, al Tempo, al CorSera, all'Unità, al Manifesto. Nei migliori dei casi, non sono riuscita ad andare oltre il gabbiotto delle guardie, che con un sorriso ironico e beffardo mi dicevano che non potevo incontrare nessuno, e che avrebbero portato loro il mio CV all'ufficio personale.
All'Unità e al Manifesto invece mi hanno ricevuto. Il primo per dirmi che da maggio hanno dichiarato lo stato di crisi finanziaria, che sono in cassa integrazione tutti e che lavorano a turno. Il secondo per dirmi che non navigano in acque migliori.
Quando ho visto Polito uscire dalla porta della redazione ho pensato che finalmente forse la fortuna stava girando dalla mia parte.
Mi sbagliavo.
Il direttore deve aver dimenticato che cosa significa farsi largo nelle redazioni. Credo abbia anche dimenticato che cosa significa andare a bussare a tutte le porte per presentare il proprio curriculum chiedendo di essere ricevuti e valutati nelle proprie capacità. Forse non sa che se non si hanno santi in paradiso nessuno legge i pezzi che hai scritto o valuta se sei bravo o no.
Forse una volta che dirigi un giornale, o che ricopri una posizione di riguardo all'interno di esso, non ti interessa più la fatica per esserci arrivato e tanto meno, ti interessa essere solidale con chi, oggi, percorre i tuoi stessi passi.

"Non son degno di teeeeeee, non ti merito piùùùùù, ma al mondo no, non esiste nessuno che non ha sbagliato una volta".

Grazie direttore.

bed

giovedì 1 ottobre 2009

Marcia delle agende rosse. Roma 26 settembre




Un lungo fiume in piena. Almeno duemila agende rosse che da Piazza Bocca della Verità si sono riversate sulle strade di Roma fino a raggiungere Piazza Navona.

È stata questa la marcia delle agende rosse organizzata dall’Associazione nazionale dei familiari delle vittime della mafia e fortemente voluta da Salvatore Borsellino.

C'erano genti da tutta Italia: Calabria, Sicilia, Campania, ma anche Piemonte, Lombardia, Sardegna, Marche, tutti con la stessa agenda rossa, come quella che Paolo Borsellino usava per segnare i suoi appuntamenti e che contiene, per citare Gioacchino Genchi “lo schifo di questa nazione su cui hanno costruito i destini d’Italia”. Quell’agenda rossa che ora è sparita.

In testa al corteo, Salvatore Borsellino instancabile, che fino all’ultimo ha urlato "RESISTENZA", con quel suo inconfondibile accento.

Sul palco di piazza Navona, si sono poi susseguiti numerosi interventi: giornalisti, famigliari dei morti ammazzati dalla mafia e poi lei. Cecilia, una ragazzina di 14 anni. Il suo intervento merita sul serio di essere ascoltato.



C’erano anche Sonia Alfano, Carlo Vulpio, Antonio Di Pietro, presenti in veste di cittadini, anche se IDV ha sponsorizzato l’evento.

E c’era anche Pino Masciari, l’imprenditore che denunciò il pizzo e che per questo vive nascosto perché in pericolo, Nicola Tranfaglia , Benny Casalenzio fratello di una delle vittime della mafia.

In collegamento telefonico sono invece intervenuti, Beppe Grillo, Marco Travaglio e Giulio Cavalli, attore, autore, scrittore e regista: Si occupa di RadioMafiopoli, attraverso la quale denuncia le infiltrazioni della Mafia nel Nord Italia. A causa del suo impegno civile, Giulio ora vive sotto scorta dopo aver ricevuto minacce di morte.

Non era invece presente nessuna rappresentanza dello Stato, Napolitano ha dichiarato di non voler partecipare alle manifestazione politicizzata.

Contento lui…

bed

PS. A breve un'intervista a Salvatore Borsellino