La partita è ancora aperta. L'accordo con l'ENI ha ricevuto 385 no. 6 sono stati gli astenuti, un voto nullo e 108 le schede a favore. Si sono espressi in questo modo gli operai del Petrolchimico di Porto Torres, durante l'assemblea che si è svolta nella mattinata di ieri all'interno dello stabilimento.
Il disappunto delle tute blu turritane si è manifestato già all'indomani del patto e quest'ultima votazione non ha che confermato quanto era già stato detto in precedenza.
L'accordo è un bluff, uno specchietto per le allodole per dare lustro ai sindacati di settore CGIL, CILS e UIL. Degli 800 milioni di euro stanziati dall'ENI infatti, 530 sono destinati alla bonifica, 101, da dilazionare tra il 2010 e il 2013, per interventi su impianti e servizi mirati al recupero dell'efficienza e del risparmio energetico e 150 milioni di euro per realizzare un centro logistico per prodotti petroliferi.
Ma di fatto, di tutti quei soldi, resterebbero solo 101 milioni per la manutenzione nei prossimi due anni e per gli esuberi del personale, dato che quelli per le bonifiche sono dovuti per legge e non vanno dunque intesi come impegno economico e i 150 milioni per la logistica, serviranno per stoccare idrocarburi non prodotti nel Nord Sardegna.
"L'accordo, firmato in tutta fretta dall'Eni e dai chimici dei sindacati, non ha tenuto conto né della volontà degli operai, né delle reali necessità del territorio" ha detto Antonio Rudas, segretario, dimissionario, della CGIL Sassari.
Dimissionario, appunto, perchè agli operai lui aveva assicurato che il patto con l'ENI non sarebbe stato siglato, e dato che le promesse non sono state mantenute, Rudas ha deciso di mollare.
Nei prossimi giorni, gli operai comunicheranno la loro posizone ai vertici sindacali. Quindi ancora tutto da giocare. I lavoratori non si arrendono, l'impianto di Porto Torres è una risorsa per tutto il territorio. Ancora lotte, e ancora destini in sospeso. E chissà per quanto.
bed
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