Le tanto attese, ma soprattutto temute, nomine RAI sono arrivate finalmente. Il via libera è giunto oggi dal Consiglio di amministrazione della mammona più amata dagli italiani.
Oltre a Minzolini alla guida del TG della prima rete della televisione pubblica e Mazza alla direzione di Rai Uno, il cda ha dato l'ok anche ai quattro vicedirettori generali.
Gianfranco Comanducci (Affari immobiliari, approvvigionamenti e i servizi di funzionamento), Lorenza Lei (Area produttiva e gestionale), Giancarlo Leone (confermato nell'incarico con delega sulle attività connesse alla trasmissione verso il digitale terrestre), e Antonio Marano (coordinamento dell'offerta televisiva anche digitale e satellitare, che mantiene ad interim la direzione di Raidue, e amico della Borromeo ndr).
C'è di buono che finalmente la tensione, palpabile, nelle redazioni si è alleggerita. Se non altro, almeno per un po', i giornalisti non dovranno subire pressioni come questa:
Alle votazioni però, non hanno partecipato i soliti consiglieri comunisti del centrosinistra, Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten. Secondo i tre esponenti della minoranza le nomine sono da considerarsi «irricevibili» perchè non hanno nulla a che vedere con un processo di «riorganizzazione gerarchica dell'azienda», e perchè sono state «dettate dall'esterno» (Vedi "casa mia" di cui sopra). «Oggi abbiamo appreso che non c'è una riorganizzazione vera dell'azienda ma la nomina di 4 collaboratori di staff del direttore generale, secondo una espressione usata da un consigliere di maggioranza, mentre per il Tg1 e Raiuno si è trattato di ratificare la dipendenza del Cda da fonti di nomina non previste dallo statuto e dal codice civile», ha detto De Laurentiis. «Non si è mai visto fare nomine alla Rai decise in altro luogo e ratificate dal Cda a 15 giorni dalle elezioni - commenta il segretario del Pd, Dario Franceschini -. Evidentemente Berlusconi non è sazio del controllo della comunicazione che ha. Vuole estenderlo».
Ma chi è Augusto Minzolini?
Innanzittutto a lui si deve la coniazione del termine "minzolinismo", che sta a significare un giornalismo che ricostruisce il 'dietro le quinte', basato anche su dichiarazioni spesso informali di esponenti politici. Approdato direttamente dal quotidiano La Stampa, Minzolini è stato finora un giornalista dedicato ai "retroscena" della politica. Ha anche un soprannome lui, "lo squalo", dovuto, sembra, al fatto che i cronisti parlamentari si dividano in due categorie: gli "squali", che lavorano da soli, fiutano gli eventi, pedinano i protagonisti e spesso provocano la notizia, e i "tonni", che seguono gli eventi politici, li riportano con scrupolo, ma non fanno notizia. Oltretutto, dice che è pure amico di Nanni Moretti e anche che ha un passato artistico: può vantare la partecipazione nel film "Ecce Bombo", quello di «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente» per intenderci, e pure in "Io sono un autarchico". I presupposti non sembrano malvagi (anche se visto la provenienza della nomina, concedetemi il beneficio del dubbio), se paragonati al mio adorato Riotta che dello squalo ha ben poco...forse più del bigattino.
Aggiornamento. Avevo qualche dubbio su questa nomina. Fugato in tempi record.
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